La libertà di non reagire

Sai, ultimamente mi sto accorgendo di quanto sia difficile mantenere l’equilibrio nelle piccole sfide di ogni giorno. Basta un messaggio dal tono sbagliato, una parola detta male, un comportamento che ti irrita… e subito l’emozione sale come una fiamma. Ti prende lo stomaco, la mente comincia a scrivere risposte che poi, a mente fredda, non invieresti mai.E allora mi fermo. Conto fino a dieci. Respiro, perché ormai ho capito che la vera crescita sta proprio lì: nel non reagire subito. Nell’imparare a gestire l’onda prima che travolga tutto.

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Quando lo smartphone diventa il tuo guru

Ci siamo mai fermati a pensare quanto tempo passiamo con lo smartphone in mano? Non parlo solo di messaggi o social, ma di quell’inquietante sensazione che, se lo lasciamo sul comodino per più di dieci minuti, il mondo stia per crollare. È diventato il nostro consigliere, il nostro oracolo, il nostro specchio. Lo smartphone sa cosa vogliamo prima ancora che lo sappiamo noi. O almeno così ci piace credere. C’è qualcosa di profondamente curioso in questa relazione. Cerchiamo risposte rapide, gratificazione immediata, conferme, like e notifiche... e spesso ci dimentichiamo di guardare dentro noi stessi. Il nostro guru digitale ci tiene sempre occupati, ma non ci insegna a conoscerci davvero. Non ci mostra chi siamo quando non c’è nessuno a giudicarci, quando non cerchiamo approvazione, quando siamo semplicemente noi.

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L’arte difficile di dire di no

Dire di no sembra facile, ma per molti è un’impresa titanica. Ci hanno insegnato che dire sì è sinonimo di gentilezza, disponibilità, amore. E così finiamo per dire sempre sì, anche quando dentro di noi tutto urla il contrario. Il guaio è che, a furia di dire sì agli altri, rischiamo di dire no a noi stessi.

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La fragile bellezza della fiducia

Ringrazio di cuore chi mi ha suggerito questo tema, perché la fiducia è davvero uno dei pilastri invisibili delle nostre vite. Non si vede, non si tocca, eppure regge ponti immensi: amicizie, amori, collaborazioni, persino la nostra capacità di affidarci alla vita stessa.

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Perché il mondo ha bisogno di una scuola più umana

Il sistema scolastico pubblico, così come lo conosciamo, ha un grande merito: è accessibile a tutti. Eppure, proprio perché destinato a tutti, spesso diventa una macchina che livella, standardizza, produce risultati misurabili più che esseri umani consapevoli. L’accento viene posto sulla performance, sul voto, sul programma da completare, più che sullo sviluppo autentico del bambino e sulla sua interiorità.

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La musica come nutrimento dell’anima

Quando parliamo dell’educazione del bambino, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione non solo a ciò che nutre il corpo e sviluppa l’intelletto, ma anche a ciò che parla direttamente all’anima. Tra tutte le arti, la musica possiede una forza particolare: essa non agisce per immagini esteriori, ma muove invisibilmente le correnti interiori dell’essere umano. Il bambino che viene introdotto alla musica non impara soltanto a eseguire delle note. Egli impara ad accordarsi con l’armonia universale, a sentire dentro di sé che vi è un ritmo più grande del suo respiro individuale. La musica, infatti, non è invenzione dell’uomo: è un linguaggio cosmico che l’uomo traduce nei suoi strumenti.

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Come il caffè mattutino insegna la vita

C’è qualcosa di magico nel rituale del caffè mattutino. Non parlo solo della caffeina che ti sveglia il corpo, ma di tutto quello che succede prima che la tazzina tocchi le labbra. Il caffè è piccolo, quotidiano, apparentemente banale… eppure può insegnarci moltissimo sulla vita.

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Sotto esame da chi? La paura del giudizio spiegata semplice

C’è una voce invisibile che ci accompagna ovunque: quando scegliamo un vestito, quando parliamo in pubblico, persino quando ridiamo troppo forte. È la voce del giudizio. Non tanto quello degli altri, ma quello che temiamo. Viviamo come se fossimo continuamente a un colloquio di lavoro senza fine: tesi, pronti a dare la risposta giusta, timorosi che qualcuno ci bocci.

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Gli Addii

Gli addii non sono mai semplici. Hanno il peso delle pietre e la leggerezza dell’aria, perché sono allo stesso tempo chiusura e apertura, morte e nascita. Salutare qualcuno, una fase, un luogo, significa misurarsi con il tempo: ciò che è stato non ritorna, ciò che deve venire ancora non si mostra. Restiamo in quell’istante sospeso, tra due rive, con la corrente che ci trascina via.

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Solitudine: l’appuntamento che non puoi disdire con te stesso

La parola “solitudine” fa spesso paura. La associamo a vuoti, silenzi interminabili, malinconie in bianco e nero. Ma in realtà la solitudine, se la guardiamo da un altro punto di vista, è un nutrimento prezioso. È come l’acqua per le radici: invisibile agli occhi, ma fondamentale per crescere forti.Stare soli non significa necessariamente sentirsi soli. Anzi, la differenza è proprio lì: sentirsi soli è un’esperienza dolorosa, scegliere di stare soli è un atto di amore verso se stessi. È decidere che, per un po’, il tempo che di solito regaliamo agli altri lo vogliamo investire dentro di noi.

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