
Quando parliamo dell’educazione del bambino, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione non solo a ciò che nutre il corpo e sviluppa l’intelletto, ma anche a ciò che parla direttamente all’anima. Tra tutte le arti, la musica possiede una forza particolare: essa non agisce per immagini esteriori, ma muove invisibilmente le correnti interiori dell’essere umano. Il bambino che viene introdotto alla musica non impara soltanto a eseguire delle note. Egli impara ad accordarsi con l’armonia universale, a sentire dentro di sé che vi è un ritmo più grande del suo respiro individuale. La musica, infatti, non è invenzione dell’uomo: è un linguaggio cosmico che l’uomo traduce nei suoi strumenti.
Rudolf Steiner scriveva: «La musica è un’immagine dell’armonia cosmica; quando il bambino entra in questo linguaggio, egli ritrova in sé la memoria del suo essere spirituale.»
E ancora: «Ogni suono è un ponte tra l’anima e il mondo, e l’educazione musicale ha il compito di destare nell’uomo la percezione di questo ponte.»
Quando un bambino posa le dita su uno strumento, egli esercita non solo la sua abilità, ma la sua interiorità. L’impegno, la pazienza, l’ascolto, diventano esercizi dell’anima. Ogni nota suonata è un atto di concentrazione, di presenza, di ascolto reciproco. Così la musica educa alla disciplina, ma non come costrizione: come via verso l’armonia. Eppure, nella scuola del nostro tempo, la musica è spesso relegata ai margini, trattata come un ornamento. Ma si dovrebbe comprendere che togliere spazio alla musica significa togliere respiro all’anima del bambino. Senza musica, il bambino cresce unilateralmente: sviluppa l’intelletto, ma rischia di smarrire la capacità di sentire profondamente, di vibrare interiormente.
Immaginate una scuola in cui ogni bambino possa imparare a suonare uno strumento, non per diventare virtuoso, ma per imparare ad accordarsi con se stesso e con gli altri. Il suono che nasce da uno strumento non è mai solo suono: è gesto interiore che si manifesta nel mondo. Così, insegnare musica ai bambini è un atto d’amore. È dare loro una chiave per entrare nel mistero della vita. È ricordare loro che l’essere umano non è fatto solo di carne e pensiero, ma di ritmo, melodia, armonia. E che la vita stessa, se la sappiamo ascoltare, non è altro che una grande sinfonia.
Così parlava Steiner della musica come forza formativa e nutrimento interiore. E guardando i nostri bambini oggi, immersi in schermi e velocità, non si può che sentire quanto queste parole siano ancora più vere. La musica diventa un rifugio e allo stesso tempo un’apertura: rifugio perché riporta dentro di sé, apertura perché insegna ad ascoltare l’altro.
Peccato che nelle scuole moderne la musica sia spesso relegata a una parentesi, un “di più” se avanza il tempo. In realtà dovrebbe essere il cuore dell’educazione: perché imparare a suonare insieme significa imparare a vivere insieme.
E allora, forse, sta anche a noi adulti ricordare questo valore, coltivarlo in casa, regalarlo ai nostri figli e a noi stessi. Perché suonare uno strumento non è mai solo imparare delle note, ma esercitarsi a vibrare con la vita.
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