Oggi compio 43 anni. Un numero che, a guardarlo, sembra semplice, ma se lo interpreti attraverso la lente della filosofia steineriana, ogni cifra rivela un piccolo universo di trasformazioni interiori. Rudolf Steiner parlava di cicli di sette anni come tappe fondamentali della crescita dell’essere umano. Ogni 7ennio porta con sé nuove sfide, nuove possibilità e, soprattutto, una diversa percezione di sé e del mondo.
Guardando indietro, ricordo i 25 anni: quell’età in cui la vita sembra tutta davanti, piena di energia e desideri da realizzare. Il corpo era ancora giovane, le emozioni vivaci, il futuro un disegno in divenire. A 28 o 30 anni, invece, molti cominciano a percepire la necessità di radicarsi, di trovare un senso più concreto ai propri progetti e alle proprie relazioni. È l’età in cui l’ideale e la realtà iniziano a dialogare, a volte a scontrarsi.
Oggi, a 43 anni, mi trovo nel settimo anno dopo il settimo anno, come lo definirebbe Steiner: un’età di consolidamento, di integrazione, di sguardo interiore. Non si tratta più di correre verso mete future o di stabilire basi immediate, ma di osservare ciò che si è costruito finora, di riconoscere i frutti delle esperienze passate, e di accogliere con saggezza ciò che ancora deve venire. Steiner diceva: “L’uomo deve imparare a guardare dentro se stesso, e ciò che trova lì lo deve portare fuori nel mondo”. Ecco, questo è il cuore di questo ciclo: il lavoro interiore diventa il nutrimento per la vita esterna.
A 43 anni si scopre anche una certa leggerezza nell’anima, una libertà che le età precedenti concedono meno. Si comprende che non tutto deve essere afferrato subito, che alcuni frutti maturano lentamente, e che alcune ferite possono trasformarsi in saggezza. È il tempo in cui ci si prende meno sul serio, ma ci si prende più cura di sé e degli altri. E sì, ogni tanto si ride di fronte allo specchio, perché i capelli bianchi ricordano che l’invecchiare fa parte del gioco… e che, dopotutto, meglio una ruga in più che una storia in meno.
In questo periodo della vita, le differenze con i cicli precedenti sono evidenti: non si tratta più solo di formazione o di stabilizzazione, ma di trasformazione. Il corpo, la mente e lo spirito dialogano in modo più profondo, invitando a scelte consapevoli e a una crescita che non è solo esteriore, ma soprattutto interiore. Steiner ci ricorda: “Ogni periodo della vita porta in sé la possibilità di un nuovo inizio”.
E allora, oggi, mentre soffio sulle candeline, mi concedo un sorriso: 43 anni sono la combinazione perfetta di esperienza e curiosità, di ricordo e speranza. È il momento di celebrare ciò che sono diventata, senza rimpianti, con la leggerezza di chi sa che la vita continua a sorprendere. E chissà, forse i prossimi 7 anni porteranno altre scoperte, altre sfide e altre piccole illuminazioni… perché crescere non smette mai di essere affascinante.
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