Quando il passato continua a bussare

Succede. Sei felicemente incastrato in una relazione, la tua vita ha preso una direzione chiara e zac, qualcuno continua a bussare. Non importa che la porta sia stata sprangata con triplo giro di chiave, lucchetto e catenaccio: c’è sempre l’ex (o l’ex-ex-ex) che la vede come un invito a nozze. È come se avessero un master in “interpretazione creativa della chiusura”: per loro, un “no” è solo un “forse” scritto in corsivo.

Il passato, quando bussa, ha questa grazia felina: sembra innocuo, tipo un gattino randagio, ma in realtà è un elefante in tutù che ti travolge con correnti d’aria, polvere di ricordi e quel profumo di “eh, ma ti ricordi quando…”. Ti costringe a riaprire scatoloni che avevi sigillato con nastro adesivo “FRAGILE – NON TOCCARE”. La tentazione di aprire “per educazione” è fortissima, perché, si sa, noi umani siamo campioni mondiali di bon ton verso chi ci ha già fatto perdere anni, ma ogni volta rischi di lasciare entrare un tornado emotivo che spazza via il presente come un uragano in saldo, a te e alla persona che ora hai accanto.

E allora la vera sfida non è chiudere la porta (quella è già blindata, grazie al cielo) ma imparare a non aprirla più. Non per cattiveria, non per rancore, ma per rispetto di ciò che stai costruendo adesso.. tipo un Lego complesso che non vuoi smontare per far posto a un puzzle vecchio di dieci anni. Perché se il passato continua a bussare come un testimone di Geova in giornata buona, il futuro si mette in coda con le valigie e pensa: mah, ripasso dopo.

Alla ex che continua a bussare, si può dire senza cattiveria (ma con un sorrisetto da Oscar): “La porta è chiusa, la vita è cambiata: cambia porta anche tu e fatti la tua vita”. Non è un rimprovero, è una verità gentile condita con un pizzico di “e già che ci sei, prova con Tinder”.

Forse, alla fine, accettare davvero la chiusura significa concedersi la libertà di vivere nel presente, senza fantasmi che chiedono attenzione come influencer in cerca di like. E ricordarsi che una storia, anche quando è finita, ha avuto senso, tipo un film d’autore che hai visto una volta e non rivedresti neanche sotto tortura. Ma è solo lasciandola lì, nel museo dei ricordi, che puoi dare senso nuovo alla tua vita di oggi. Senza repliche, senza sequel, senza director’s cut.

E tu, come gestisci le porte chiuse che continuano a bussare? Con un cartello “NON DISTURBARE” o con un allarme anti-ex?

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