Per le prossime 48 ore prova un piccolo esperimento: scegli una persona che ami, magari proprio quella con cui condividi la quotidianità, la casa, i silenzi e le abitudini. Guardala come se fosse la prima volta.
Osserva i suoi gesti, il tono della voce, gli occhi mentre parla. Ascolta i dettagli che di solito scivolano via perché “ormai li conosci”. Sospendi il giudizio, non correre subito a catalogare o interpretare. Lascia che sia la sorpresa a guidarti, come quando osservi un paesaggio nuovo o una città che non hai mai visto.
Spesso chi ci è più vicino diventa invisibile ai nostri occhi. L’abitudine scolora i colori, rende neutri i gesti. Ma amare non significa solo dare o ricevere, significa anche riconoscere di nuovo. Restituire attenzione, come se dicessimo: “Ti vedo, davvero, ancora una volta.”
Forse ti accorgerai che quella risata che credevi di conoscere ha ancora un ritmo segreto, che il modo in cui posa la tazza ha un’eleganza inconsapevole, che lo sguardo quando si distrae racconta mondi che non avevi mai notato.
Riconoscere di nuovo è un atto d’amore. Non serve un viaggio lontano, a volte basta fermarsi e guardare. Perché ciò che è familiare non smetta di essere prezioso, e chi amiamo non diventi un “mobile” in casa, ma resti presenza viva, da celebrare ogni giorno.
“Amare significa sorprendersi ancora, anche dopo mille giorni.”

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