Quando l’amore inciampa: filosofia delle corna

Un follower mi ha lanciato un tema piccante: le corna. Quelle che nella vita prima o poi tutti temono, qualcuno subisce, qualcun altro regala, e altri ancora trasformano in letteratura o canzoni.

Diciamolo: le corna sono uno dei grandi paradossi dell’esistenza. Da un lato portano un dolore che ha il sapore della tragedia greca:  tradimento, onore ferito, cuore in frantumi. È un dolore che ti strappa il respiro, che ti fa sentire tradito non solo dalla persona che ami, ma anche dalla parte di te che in quella persona aveva riposto fiducia. Le corna toccano l’orgoglio, l’intimità, l’autostima. Ti mettono davanti allo specchio e per un attimo non ti riconosci più.

Eppure, con il tempo, lo stesso dolore che all’inizio sembra insopportabile diventa anche una rivelazione. Perché proprio quando la ferita brucia di più, si aprono gli occhi su ciò che davvero non funzionava. La verità è che le corna non sono solo “un tradimento”, ma un sintomo. Un sintomo di qualcosa che nella relazione non respirava più. Non giustifica, certo, ma spiega: perché spesso quando un amore perde aria, qualcuno apre la finestra nel modo peggiore. 

E poi c’è l’ironia, l’unica vera medicina. Perché dopo le lacrime arriva sempre quel momento in cui ci si guarda allo specchio e si pensa: “Ok, non sono l’unico/a su questo pianeta con le antenne invisibili in testa.” Fa male, ma rende umani. E a ben guardare, le corna non tolgono dignità: la danno. Perché chi le attraversa, con dolore e con risata, diventa più lucido, più consapevole, più libero.

Forse la vera domanda non è: “Come evitare le corna?”, ma: “Cosa mi stanno insegnando?” A volte il tradimento non è la fine, ma un brusco invito a guardarsi dentro, a rinegoziare, o a dire un addio che non si aveva il coraggio di pronunciare. 

In fondo, la vita è così: un po’ tragedia, un po’ commedia. Le corna, spiace dirlo, sono solo una delle tante maschere del nostro teatro umano.

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